Di ritorno dalle missioni in Africa
Alle 20.30 ci presentiamo alla porta di Luisa; per noi sono già pronte delle fette di crostata, e due graziosi block notes di fattura africana, che utilizzo subito per prendere appunti. Ci accomodiamo e inizia il racconto, che si snoda limpido e scorrevole tra missioni in Etiopia e comunità in Kenya; sempre presenti e vive nelle sue parole sono la relazione di profonda amicizia che la lega a quelle che lei chiama “le sue suore” e l’attenzione e l’affetto per gli ultimi, in particolare le giovani donne con i loro bambini. Conosciamo allora la realtà di Zway, nel sud dell’Etiopia, dove le suore salesiane hanno realizzato una scuola primaria e secondaria e un istituto di moda. La comunità ospita anche un dispensario presso cui si recano le mamme con figli in età infantile afflitti da problemi di denutrizione. Mentre i bambini vengono curati con la fafa (un alimento a base di farina di avena, molto nutriente ma costoso) le mamme seguono corsi di nursery e alfabetizzazione organizzati dalle suore. A Gubrie, in un’altra missione, vi sono scuole e corsi di catechismo per i bambini; lì le suore hanno costruito un pozzo e un piccolo forno, ove la popolazione può acquistare il pane, ma dove lo stesso pane, dopo una certa ora, viene regalato e diventa preziosa merce di scambio da investire in generi di prima necessità al mercato locale. Luisa racconta che in altre località dell’Etiopia non è stato possibile recarsi perché purtroppo sono zone pericolose di guerriglia. Dopo un paio di settimane, si è spostata in Kenya, presso Nairobi, dove si trova la casa ispettoriale dell’ordine delle suore salesiane. A Mutuini le religiose gestiscono una scuola primaria mista e Luisa ci racconta di progetti di adozione a distanza, che coinvolgono bambini, ragazze delle scuole superiori ed una universitaria. La missione di Dagoretti si trova in una baraccopoli: le suore hanno creato un’attività che ha permesso il recupero di ragazze dalla strada; ora le giovani madri, si autogestiscono onestamente grazie alla vendita dei loro piccoli lavoretti in paglia. A Makoyu sono sorte una scuola primaria e secondaria mista e ad Embu un dispensa- rio e una scuola superiore femminile. Anche in queste comunità sono attivi progetti di adozione a distanza, rispetto ai quali Luisa si occupa di fare da tramite dando puntuali riscontri alle famiglie in Italia. Il racconto procede con il riferimento al dispensario Urafiki Medical Center di Kitengala realizzato da Leonardo e Maria, che tanti anni fa hanno lasciato Trieste per il Kenya. Leonardo, tecnico di ortopedia, ha creato una serra che produce verdure la cui vendita sovvenziona il dispensario, e con una vecchia automobile lui, la moglie e la figlia recano farmaci ai villaggi del circondario. Fanno moltissimo grazie all’amore e alla de- terminazione, anche se avrebbero necessità di strumenti e apparecchiature mediche. Quando in conclusione chiediamo a Luisa che cosa conservi nel cuore ogni volta che torna dalla visita a quelle comunità, lei risponde ricordando commossa la gentilezza delle persone, gli sguardi e i sorrisi dei bambini e la straordinaria accoglienza che sperimenta. La sua narrazione è intessuta di quella speciale naturalezza che ci fa percepire come per Luisa le annuali visite alle comunità missionarie in Africa e in Asia siano parti integranti, preziose e – diremmo quasi – indispensabili alla sua stessa esistenza, cui donano gusto e gioia.
Gruppo Missionario San Martino